Si chiama workation ed è la tendenza dell’estate ad unire relax e lavoro mentre si trascorrono le proprie vacanze
L’estate è ormai nel pieno, le giornate calde e torride cominciano ad accumularsi e a rendere sempre più faticoso il dispiego delle forze nelle attività lavorative, che possano o meno svolgersi in ambienti di lavoro confortevoli e ben refrigerati. Nel rispetto della costituzione italiana ogni lavoratore ha diritto a godere di periodi di riposo sia per la tutela della sua salute, sia per consentire il pieno sviluppo della sua persona e la sua effettiva partecipazione alla vita sociale.
Ai principi costituzionali, negli anni, sono conseguiti una serie di diritti, come ad esempio i riposi giornalieri o settimanali, le pause di lavoro e le ferie annuali, tutti disciplinati dal nostro ordinamento giuridico. Oltre alla Costituzione e al codice civile, esiste un decreto legislativo, per la precisione il n. 66/2003, che raggruppa l’intera la normativa sull’orario di lavoro e i relativi riposi. I lavoratori dipendenti, quindi, possiedono un diritto irrinunciabile ad un periodo annuale di ferie retribuite al fine di reintegrare le energie psicofisiche spese nella prestazione lavorativa. Contestualmente, il datore di lavoro è interessato alla ripresa e al rafforzamento delle energie del lavoratore, in modo che il suo successivo apporto all’impresa sia proficuo e contribuisca al raggiungimento dei risultati.
Ai sensi dell’art. 2109 del codice civile, le ferie devono essere godute in modo possibilmente continuativo ed avere una durata non inferiore a quattro settimane. In linea generale è previsto che il dipendente fruisca di almeno due settimane consecutive nell’anno di maturazione e le restanti due settimane nei diciotto mesi successivi a quelli di maturazione, fermo restando che le ferie devono essere innanzitutto maturate dal lavoratore. Ma, al di là delle previsioni legali, la contrattazione collettiva può identificare una durata minima delle ferie superiore alle quattro settimane o anche individuare delle modalità temporali di godimento delle ferie differenti rispetto a quelle previste dalla legge o ancora prevedere una differente maturazione delle ferie in relazione alla qualifica e all’anzianità di servizio del lavoratore.
Piano ferie: l’importanza della programmazione
La gestione delle ferie è un tema molto importante nell’organizzazione di qualsiasi azienda e per ogni datore di lavoro è necessario garantire le ferie al proprio personale senza comprometterne l’equilibrio e sostenendo la produttività dell’azienda. Il piano ferie viene utilizzato per stabilire con precisione gli intervalli di tempo destinati alle ferie di ogni dipendente di un’azienda e aiuta il datore di lavoro a programmare il proprio ciclo produttivo e il lavoratore a indicare il periodo più congeniale per le sue esigenze personali.Il piano ferie viene sempre deciso e approvato in via definitiva dall’azienda, e il dipendente è tenuto a rispettare tale decisione. Lo schema del piano ferie, se creato in maniera oculata, dovrebbe permettere a tutti i lavoratori di fruire delle ferie maturate in busta paga senza alterare la produttività e il successo aziendale.
Gestire questo scenario in maniera efficace non è assolutamente facile ma un piano ferie organizzato per tempo e il più preciso possibile diventa imprescindibile. Non esiste un solo metodo per prepararlo ma ci sono diversi sistemi, più o meno efficienti, che permettono di gestire le ferie aziendali. Il più classico è il vecchio metodo “analogico” che definisce il piano ferie sulla base di annotazioni scritte o accordi verbali. Pur potendo funzionare nelle piccolissime imprese, non risulta difficile comprendere i limiti di questo metodo soprattutto se applicato in realtà più complesse e di grandi dimensioni. In molti poi si affidano ad Excel per la gestione delle presenze organizzando i periodi di ferie in maniera più chiara e facilmente consultabile sia da un punto di vista visivo che analitico. Un ultimo metodo, probabilmente il più efficace in termini di precisione è quello di affidarsi ad un software che garantisce grande flessibilità, velocità e precisione nella trasmissione delle richieste e nella loro approvazione da parte di chi si occupa della gestione del personale.
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Cos’è il “workation” e perché gli italiani portano il lavoro anche in vacanza
A prescindere dalle legislazioni che ne regolano la gestione, quando nell’aria c’è odore di ferie siamo tutti impazienti di abbandonare il posto di lavoro per goderci al più presto un periodo di meritato riposo. Da uno studio riportato sul Sole 24 Ore però ben oltre il 50% degli italiani lavora anche in ferie, il 38% si sente obbligato a farlo, soprattutto fra i Millennials. Gli italiani sono tra i più “stakanovisti” in Europa e rispondono a telefonate, email, call di lavoro anche durante il tempo libero. Dal work-life balance, la ricerca di equilibrio tra l’orario di lavoro e quello del tempo libero, si passa progressivamente a una loro sovrapposizione, il cosiddetto work-life blend. Il 71% degli italiani si sente libero di staccare la spina almeno durante le ferie ma, oltre uno su due, confessa di restare connesso per gestire attività di lavoro anche durante il periodo di ferie. Siamo al terzo posto in Europa, +6% rispetto alla media globale, e nel vecchio continente solo Portogallo e Romania sono più solleciti di noi.
Staccare la spina dal lavoro e sgombrare la mente serve a rilassarsi e ricaricarsi ma non tutti ci riescono: per alcune persone è necessario “esserci sempre e comunque” e ogni qual volta non c’è campo subentrano panico e stress. È una nuova condizione conosciuta come workation, letteralmente Working On Vacation, un’evoluzione del workaholism, un fenomeno di cui soffriamo tutto l’anno, che consiste nell’incapacità di separare lavoro e vita privata. Spesso si inizia con una semplice passione per il proprio lavoro, ma con il tempo, le ore si moltiplicano fino ad occupare i weekend, la sera, i giorni di festa. Si inizia a rinunciare alla famiglia, agli affetti, al tempo libero e se costretto a staccarsi dal lavoro per andare in ferie, arrivano i sintomi da crisi di astinenza: irritazione, ansia e paura persistente di non riuscire a portare a termine lo svolgimento di alcune attività. Questa trasformazione in corso porta indiscutibilmente con sé delle opportunità ma contemporaneamente anche il rischio che i lavoratori si sentano stressati e sotto eccessiva pressione. Le imprese devono quindi impegnarsi a promuovere la stessa flessibilità da entrambi i lati, riuscendo a rispettare i tempi di disconnessione e valutando i dipendenti in base ai risultati, per migliorare la produttività, anche grazie a motivazione e coinvolgimento.
Manteniamo la mente occupata: concediamoci un po’ di lavoro ma senza essere ossessivi
Per chi proprio non è in grado di staccare la spina al 100% o per non abbia del tutto la possibilità di farlo esistono soluzioni utili per trovare dei diversivi che tengano occupata la mente e che trasmettano la sensazione di avere il controllo sul tempo o sulle ossessioni legate ad esso. Il fatto di vivere in un mondo connesso 24 ore su 24 è una realtà ormai più che assodata e che certo non aiuta a distogliere l’attenzione da strumenti come lo smartphone, che ci tengono indissolubilmente legati al lavoro e ad altre attività fuori dagli attimi che stiamo realmente vivendo. Un gesto che può aiutare invece a godere appieno proprio di quegli attimi può essere quello di spostare dalla schermata principale del telefono tutte le app che causano più ansia e tensioni, come ad esempio le mail, le news, o i social network, e disattivare tutte le notifiche non essenziali concentrandone l’accesso solo in alcune ore della giornata.
A questo punto, è probabile che il nostro cervello proverà ad inventare tante possibili ragioni per cui dovremmo controllare il telefono, perché verificare cosa accade innesca il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che ci incoraggia a ripetere i comportamenti che la mente considera gratificanti. Quindi, ogni volta che sentiamo il desiderio di controllare lo smartphone, dovremmo chiederci se è davvero un bisogno reale o se è soltanto una scusa. Sarebbe anche molto utile fissare degli obiettivi per ritemprare mente e corpo: al mare possiamo concederci un’ora di passeggiata sul bagnasciuga, oppure una bella corsetta tra le colline, una passeggiata in montagna, o la lettura di un libro in tutta calma. Questi sono solo alcuni esempi di attività che allontanano la mente dalla propria professione ma che, allo stesso tempo, portano risultati tangibili e immediati in termini di benessere psicofisico e si traducono nella quasi totalità dei casi in una maggiore produttiva e garantiscono una ricarica di energia per un miglior rientro al lavoro.